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Massimo Falsaci 2004-2010 Come accade per le raccolte di poesie, così, alla base di questa pubblicazione risulta esserci la volontà di offrire uno strumento emozionale che possa andare in contro alle persone. Per Acquistare |
Tesi di laurea Vincent Guillot
Analisi da parte dello studente Vincet Guillot dell'opera Tramonto presentata al premio Diesel Wall 2007 per il muro di Milano |
Articoli
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Riflesso: copertinaLa città è anche specchio della propria cultura.
Il paesaggio urbano, con i suoi monocromatismi, le sue linee perfettamente dritte, le forme squadrate dei palazzi, diventa la tela bianca su cui Falsaci stende i suoi colori, esaspera i toni, sottolinea la luce; il rigore dell’architettura si arricchisce della morbidezza del colore, l’artista re-inventa la sua città, personalizza, come fa idealmente ognuno di noi, lo spazio che lo circonda. Intervenendo e modificando virtualmente il paesaggio, Falsaci sottolinea la necessità di trasformarsi da fruitore passivo a creatore attivo del proprio ambiente. Titolo opera: Riflessi Tecnica: acrilico su tela |
InsideartUn catalogo per parlare dell’artista Massimo Falsaci?
No! Una raccolta di opere, premi e critiche relativa a un esponente della “nuova figurazione”? Neppure! Qual’è, allora, il messaggio-progetto di questa pubblicazione? A volte, durante particolari momenti della nostra vita, (molto spesso quando siamo vicino a svolte esistenziali), ci accostiamo a raccolte poetiche come “Ossi di seppia” o “Levia gravia”; ciò che ricerchiamo, in quelle pagine, è una specie di “medicina emozionale”, realizzata attraverso immagini raccontate e capace di abbracciarci, sostenerci, esaltarci o metterci in discussione. |
Simile alla poesia, il linguaggio artistico di Falsaci, (in tutte le opere al di là del loro periodo di realizzazione), è in grado di proporre e di trasmettere sensazioni che raccolgono e rispondono a queste particolari esigenze umane. L’arte di Falsaci, concettualmente derivante da un verismo macchiaiolo, racconta in modo vivo la contemporaneità metropolitana: mostra l’uomo comune che si sperimenta, incessantemente, nel fragile dialogo con quanto gli è attorno. Nelle ambientazioni dei quadri, le immagini stesse paiono, quasi, irradiare un fluido taumaturgico capace di alleggerire l’oppressione dell’animo. Come accade per le raccolte di poesie, così, alla base di questa pubblicazione risulta esserci la volontà di offrire uno strumento emozionale che possa andare in contro alle persone.
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Be | Different: la città che saleL’eredità. È questo probabilmente il tema centrale su cui si può basare qualsiasi pensiero e qualsiasi discussione intorno al futurismo, a ciò che è stato, che ci ha voluto dire.
L’eredità che a 100 anni di distanza diventa storia e tradizione. Strano ma vero, una tradizione che arriva direttamente da chi della tradizione voleva liberarsi (Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie). Ora dopo 100 anni, cosa è rimasto? Questa è forse l’unica domanda da porsi. E tra mille risposte che si possono trovare, abbiamo deciso di darvi la nostra visione: questo è quello che è rimasto nel sottosuolo di città che sono salite, sì. Ma verso dove né Marinetti, né Balla, né i loro compagni futuristi si aspettavano. Allora mi rivolgo direttamente a te, caro Marinetti, che hai voluto far dell’Italia, per un poco, la culla di una cultura rivoluzionaria, ribelle, moderna, veloce. Cosa ne pensi, caro Marinetti, di ciò che accompagna e rappresenta l’arte contemporanea, oggi? |
Di questo variopinto valzer di mosche intorno alla spazzatura di finanziamenti pubblici, poltrone, amministrazioni, assessori, critici stantii; tutti sempre facilmente ripiegati su se stessi? E cosa ne pensi delle poche api laboriose, che tentano coi propri mezzi, con una passione sana, di essere fedeli solo e unicamente alla loro ape regina Arte, e che vengono regolarmente schiacciati dal fantastico esercito di burocrati, camuffati da maglioncini, sciarpette e scarpette varie?
E cosa ne dici, Marinetti, di tutto quello che esiste adesso, e del nuovo mondo che abbiamo conquistato? Hai visto la velocità cosa ci ha portato? Per dipingere oggi si usa anche il computer, non ci si sporca neppure le mani. O sennò c’è anche chi (delinquenti dicono), le mani se le sporca pure e dipinge di notte, sui muri delle nostre città, dominate ormai dalla fretta, più che dalla velocità . Loro secondo me ti starebbero simpatici... ricordo quella poesia, L’esecrabile sonno si chiamava, che iniziava così “Quando non posso volar via/col mio monoplano, io percorro la città/ a notte alta,/ con orde pazze di studenti, rompendo tutti i vetri dei pianterreni”.
E poi, hai visto la magia di Internet? E dei vari forum, blog, fanzine, pdf magazine, ickr, siti, portali. E anche dei myspace, youtube, facebook, eccetera... Oggi gli uomini comunicano così. Strano vero? Affascinante sicuramente. Le città sono salite, ora i grattacieli sono in mezzo alle nuvole. E con loro siamo saliti noi, la nostra cultura e la nostra civiltà.
Probabilmente il tuo manifesto oggi si perderebbe nella rete della nostra ultrainfor- mazione, del nostro “esiste tutto”. Forse in questo tutto non c’è proprio niente, ma fammelo dire: ancora dopo 100 anni i musei, le biblioteche, le accademie di ogni specie non sono ancora state distrutte.
E cosa ne dici, Marinetti, di tutto quello che esiste adesso, e del nuovo mondo che abbiamo conquistato? Hai visto la velocità cosa ci ha portato? Per dipingere oggi si usa anche il computer, non ci si sporca neppure le mani. O sennò c’è anche chi (delinquenti dicono), le mani se le sporca pure e dipinge di notte, sui muri delle nostre città, dominate ormai dalla fretta, più che dalla velocità . Loro secondo me ti starebbero simpatici... ricordo quella poesia, L’esecrabile sonno si chiamava, che iniziava così “Quando non posso volar via/col mio monoplano, io percorro la città/ a notte alta,/ con orde pazze di studenti, rompendo tutti i vetri dei pianterreni”.
E poi, hai visto la magia di Internet? E dei vari forum, blog, fanzine, pdf magazine, ickr, siti, portali. E anche dei myspace, youtube, facebook, eccetera... Oggi gli uomini comunicano così. Strano vero? Affascinante sicuramente. Le città sono salite, ora i grattacieli sono in mezzo alle nuvole. E con loro siamo saliti noi, la nostra cultura e la nostra civiltà.
Probabilmente il tuo manifesto oggi si perderebbe nella rete della nostra ultrainfor- mazione, del nostro “esiste tutto”. Forse in questo tutto non c’è proprio niente, ma fammelo dire: ancora dopo 100 anni i musei, le biblioteche, le accademie di ogni specie non sono ancora state distrutte.
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